giovedì 17 dicembre 2009

Microstock Photo Blog

Può sembrare strano , ma a pensarci bene è così.
Stai camminando per strada con al collo la tua amata macchina fotografica. I tuoi occhi cadono su un muro, la sua texture ti seduce, è particolare, travagliata, vecchia, vissuta. Ti fermi e scatti, dai un occhiata veloce al visore , reinquadri e scatti ancora. Qualcuno ti chiama, spegni la macchina e te ne vai. Può sembrare strano, ma se ti voltassi, attaccato a quel muro vedresti una banconota da 100 dollari.
Se te ne vai via e dimentichi nella scheda quello scatto significa che non ti sei voltato. Se arrivato a casa, elabori l’immagine di quella parete, inserisci descrizione e parole chiave, carichi via ftp la foto su un’agenzia on line di foto stock e… attendi che arrivino i 100 dollari, bene allora sei nel Microstock Business!

Se state leggendo queste righe significa che quei 100 dollari vi interessano e volete saperne di più. E’ bene comunque specificare cosa questo blog può insegnarvi e cosa no.

Microstock Photo Blog non vi insegna a fotografare (se volete entrare nel business dovete essere fotografi professionisti o seri appassionati) ma vi indica quali sono gli argomenti ed i modi di scattare che vi danno maggiori possibilità di successo.

Microstock Photo Blog non è un manuale di tecnica digitale o di fotoritocco (ce ne sono a migliaia in tutte le librerie) però vi da importanti suggerimenti su come elaborare le vostre immagini in modo che siano perfette per le agenzie.

Microstock Photo Blog non è la bacchetta magica che vi farà diventare ricchi in fretta (non ce l’ha nessuno, e chi ve la vuole vendere è un farabutto) ma vi conduce sulla giusta strada che vi permetterà di raggiungere obiettivi concreti che a loro volta vi daranno coraggio ed energia per proseguire verso altri più sostanziosi obiettivi.

Ma soprattutto Microstock Photo Blog non può regalarvi la fantasia, la volontà, la perseveranza indispensabili nel riuscire nel business e in tutti gli aspetti della vita. Però può assicurarvi che: Yes, You Can!

domenica 15 novembre 2009

Roberto Caucino Fine Art Photography

Se amate la fotografia sono certo che potrete trovare di vostro interesse il nuovo sito www.caucino.it

Roberto Caucino Fine Art Photography offre infatti:

- un'introduzione alle caratteristiche ed al valore di un'opera fine art ( http://www.caucino.it/FI/FI_fineart_valore.htm )
- una spiegazione del workflow utilizzato nella produzione delle mie immagini fine art ( http://www.caucino.it/FI/FI_fineart_fawf.htm )
- tutorial video sull'uso di Photoshop nella ottimizzazione delle immagini fine art (in italiano: http://www.caucino.it/FI/FI_foryou_tutorial.htm )
- master file Photoshop ( http://www.caucino.it/FI/FI_foryou_masterfile.htm )
- sfondi desktop gratuiti ( http://www.caucino.it/FI/FI_foryou_wallpaper.htm )
- gallerie fotografiche dei miei portfolio ( http://www.caucino.it/FI/FI_portfolio_corpo.htm )
- shop on line dove è possibile ordinare stampe ad edizione limitata fine art oppure stampe poster commerciali ( http://shop.caucino.it/ )

Il sito è on line da pochi giorni, in un prossimo futuro sarà arricchito con ulteriori nuovi contenuti: per mantenersi aggiornati è possibile divenire follower dei miei tweets su twitter: http://twitter.com/rcaucino

Segnalo inoltre un'iniziativa correlata al servizio di stampa fine art: per ogni stampa venduta 25 Usd verranno utilizzati per un'azione di microcredito tramite la piattaforma Kiva Loans. Si tratta di piccoli prestiti forniti a microimprenditori di paesi del terzo mondo dove per le persone non abbienti l'accesso al credito tradizionale è praticamente impossibile. Per ulteriori informazioni: http://www.caucino.it/FI/FI_contribute_corpo.htm

Nb: essendo rivolto ad un pubblico internazionale www.caucino.it è per ora edito in sola lingua inglese.

venerdì 25 settembre 2009

Fine Art Video Tutorial

Vi presento il mio nuovo Fine Art Video Tutorial.



E' disponibile anche una stupenda versione HD

mercoledì 18 febbraio 2009

L'importanza del "work-flow" : 3° parte


3) Sviluppo file RAW

Il file RAW di per sè è inutilizzabile dagli usuali strumenti di visualizzazione (essenzialmente video e stampanti RGB). I file RGB hanno tre valori corrispondenti ai valori di luminosita' dei tre canali primari Red Green Blue; i file RAW invece riportono per ogni pixel una singola informazione di luminosità: in base al filtro colorato che ricopre ogni fotodiodo tale informazioni sarà riferità ad uno dei tre colori primari (chi non conosce il funzionamento dei Color Filter Array può far riferimento alla relativa voce di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Raw_(fotografia) ). La ricostrazione dei colori reali avviene tramite demosaicizzazione (una sorta di "interpolazione cromatica"): questo lavoro viene eseguito da programmi appositamente istruiti su specifiche dei produttori del sensore: ogni sensore (in pratica ogni macchina digitale) ha un suo particolare modo di scomporre i colori, ogni programma ha a sua volta un suo particolare modo di ricostruire i colori RGB del file RAW.

Ne consegue che la scelta dello "sviluppatore" influenzerà in maniera notevole il risultato finale.

Questi programmi svolgono, nel mondo della fotografia digitale, una funzione simile a quella svolta dai prodotti chimici nella vecchia camera oscura: optando per uno sviluppatore o l'altro, scegliendo la carta di stampa, variando i tempi di sviluppo della pellicola, di posa e di sviluppo del cartoncino baritato si potevano ottenere immagini con luminosità, contrasto e grana drasticamente diversi pur partendo dalla stessa pellicola di base.

Ad ogni macchina digitale in grado di registrare file RAW il produttore allega un software specifico che permette di interpretare il file RAW, effettuare delle modifiche globali e salvare l'immagine come file rgb (usualmente in JPG o in TIF). Questi programmi possono essere semplicistici o più raffinati: alcuni esempi sono Canon DPP o Nikon Capture NX. Esistono poi programmi di produttori terzi dotati di caratteristiche sofisticate che permettono non solo di personalizzare parametricamente l'esposizione, il contrasto, la cromaticità dell'immagine ma anche di intervenire correggendone difetti dovuti alla qualità del sensore o dell'ottica: noise, distorsione, aberrazione cromatica, vignettatura, ecc. I programmi più conosciuti e diffusi sono CameraRaw della Creative Suite di Adobe (in pratica un plug-in di Photoshop), Capture One di Phase One, Adobe Lightroom, DxO Optics, ecc.

Tutti questi programmi sono in grado di produrre ottime interpretazioni dei file RAW, la scelta è solo una questione di gusti e di funzionalità che più soddisfano le proprie esigenze. La cosa importante è che tali software permettono l'elaborazione in batch delle immagini; in pratica se abbiamo una serie di foto con identiche caratteristiche di esposizione ma che differiscono solo per dettagli nell'inquadratura possiamo settare le migliori impostazioni per la prima immagine della serie quindi applicare tali impostazioni a tutte le altre: il risparmio in termini di tempo è ovviamente enorme. Non essendo le modifiche ai file RAW definitive (possono essere tranquillamente riconfigurati in seguito), se necessario, dopo la modifica in batch, si può passare ad una correzione fine foto per foto: il grosso del lavoro è però già stato fatto in automatico.

Una volta effettuate le regolazioni ottimali sulle immagini prescelte (ricordiamo: quelle con rating maggiore) possiamo esportarle (sempre con una comoda funzione batch) in formato jpg qualità massima, profilo colore sRGB, 8bit profondità colore. Se invece necessitano di ulteriori modifiche (essenzialmente fotoritocco bitmap, per esempio eliminare tracce di polvere, loghi, elementi di disturbo oppure per applicare filtri sofisticati) dovremo salvare l'immagine in formato TIF 16bit, meglio con profilo colore ProPhotoRGB oppure AdobeRGB.

A questo punto apriremo il file TIF ottenuto con Photoshop per le operazioni di fotoritocco necessarie.

(fine 3° parte - Continua)




venerdì 13 febbraio 2009

L'importanza del "work-flow" : 2° parte

2) Cernita e quality rating


Importate le immagini sul nostro pc ed organizzate come spiegato nel punto precedente, possiamo procedere nella dolorosa attività di cernita, ovvero la scelta delle foto tecnicamente accettabili e lo scarto di quelle che presentano errori non correggibili. Rispetto al passato analogico alcune pecche d'esposizione delle immagini digitali (in particolare in sovraesposizione) sono risolvibili se si lavora su file RAW (uno dei motivi per cui è assolutamente consigliabile utilizzare questo formato); altri problemi (micromosso, fuori fuoco, inquadratura errata) non lo sono; immagini che presentano tali errori devono essere impietosamente scartate: anche se cerchiamo di convincerci che "peccato, sarebbe stata proprio una bellissima foto" la realtà è che immagini con questi difetti non sono accettate per la distribuzione microstock. Se proprio non vogliamo cancellarle spostiamole nella cartella "Belle ma inutili"... ad eventuale uso futuro.

Se stiamo lavorando sui file RAW (ripeto: dovete lavorare sui file RAW se volete fare sul serio) per la visualizzazione delle anteprime e della visione al 100% di ingrandimento (sì, dovete esaminare tutte le immagini ingrandite al 100%, non è utile guardarle semplicemente a dimensione video ) avrete necessità di un programma che interpreta i file RAW (che corrispondono in pratica alla pellicola fotografica già impressionata ma non ancora sviluppata). Può andar bene quello fornito dal produttore dell'apparecchio fotografico (ZoomBrowser di Canon, Nikon View di Nikon, ecc.), o software specifici: ve ne sono di gratuiti in distribuzione freeware, oppure più "professionali" e costosi: Adobe Bridge (che fa parte della suite Photoshop), Adobe Lightroom, Capture One, DxO Optics, ecc.

A seconda del programma utilizzato dovrete assegnare stelline o bandierine o voti ad ogni immagine, il concetto non cambia. Volete un consiglio? Siate istintivi. Chi ha qualche anno (o qualche decennio) di foto negli occhi percepisce immediatamente se un'immagine è "forte" cioè se attrae subito l'osservatore oppure se è di scarsa sostanza. Siate impietosi perchè elaborare e caricare foto non adeguate alla vendita è solo uno spreco di risorse e di tempo. può esseConsiderate sempre che un'immagine può essere rifilata ed interpretata in modo diverso. Quindi una foto orizzontale non particolarmente attraente può divenire un perfetta inquadratura verticale; lasciate però fare questo lavoro al designer che utilizzerà la vostra immagine, è importante offrire margini di manovra (magari ad uso copy-space) intorno al soggetto principale.


Una volta assegnato il rating alle immagini potete ordinarle per preferenza e selezionare le migliori per procedere alla fase successiva.


(fine 2° parte - Continua)


martedì 27 gennaio 2009

L'importanza del "work-flow": 1° parte

Come ogni attività produttiva pianificata anche lo sviluppo di un portafoglio d'immagini necessita di un preciso work-flow: si tratta in pratica di individuare le modalità più efficienti ed efficaci per l'acquisizione, l'elaborazione, il caricamento e l'archiviazione delle nostre fotografie e video. Una volta individuata la "best practice" potremo affidarci ad essa e procedere nell'attività massimizzando i volumi prodotti.

E' lapalissiano che non esiste una "best practice" assoluta: ognuno deve trovare il flusso di lavoro che meglio si adatta al proprio stile, alle proprie abitudini, al proprio equipaggiamento; in questo post riporto un esempio di work-flow basato su evidenze oggettive e impressioni personali che mi hanno convinto della sua validità.

Come premessa ricordo i seguenti aspetti:

a) La prima fase del flusso di lavoro è l'individuazione del soggetto delle nostre riprese: a tal fine è indispensabile valutare il più precisamente possibile il rapporto costi/benefici di ogni sessione fotografica. Tale aspetto è però preliminare allo scatto e sarà approfondito all'ultimo punto del work-flow che, nelle mie intenzioni, dovrebbe incentrarsi sulla "post-produzione" dell'immagine.

b) Anche la ripresa dell'immagine non rientra nell'ambito del work-flow; le scelte compiute in fase di ripresa ovviamente influiscono pesantemente in post-produzione, ma è l'individuazione della best practice a dover guidare i settaggi al momento dello scatto e non viceversa. In altre parole il materiale in arrivo dall'apparecchiatura fotografica deve essere il più uniforme possibile (formato file, dimensioni, esposizione, iso, obiettivi utilizzati, ecc.), in caso contrario diviene difficile utilizzare le veloci operazioni di sviluppo ed elaborazione in "batch".


Il vero e proprio work-flow di gestione immagine è così costituito:

1) Importazione immagini

La prima fase incomincia ancora "in camera": abituarsi ad osservare e valutare direttamente sul visore le foto scattate, individuando e cancellando subito quelle palesemente inutilizzabili (per esposizione, inquadratura, duplicazione) è un sano ed utile esercizio di auto-critica. La responsabilità che ci si assume nel cliccare irreversibilmente sul tasto "delete" della macchina fa crescere la consapevolezza che "meno è meglio" e ci indirizza sulla selezione attiva al momento dello scatto. Questa attività alleggerisce inoltre il lavoro di download su pc e rende più veloce la successiva cernita delle immagini migliori.

Per importare le immagini dai supporti di memoria su cui sono caricate (memory card o hard disk essenzialmente) utilizzo un programma (nel mio caso Canon EOS Utility, ma ne esistono di diversi) che all'atto del trasferimento rinomina le immagini su uno standard preimpostato (in formato dataripresa -- oraripresa -- numero progressivo; es: 2009_01_27--16_12_58--0586.cr2) e le archivia in una cartella con il nome della data di ripresa (es: 20090127) posta all'interno della cartella mese (es: 01) a sua volta collocata all'interno della cartella anno (es: 2009); il tutto rientra nella cartella NEW. La finalità del processo è di A) uniformare il nome immagine (in questo modo ogni foto ha un codice univoco e presenta chiaramente data e ora di scatto) e di B) archiviare i file in cartelle ordinate temporalmente.

La scelta della logica temporale discende dall'impostazione mista FIFO/QualityPicking del work-flow (First In First Out / selezione qualitativa) dove la precedenza va alla selezione qualitativa (vedi passo successivo) all'interno della cadenza temporale. In pratica la logica è impegnare le risorse sulle immagini che hanno maggiori possibilità di ritorni economici (quality rating) portandole on line al più presto possibile (FIFO). Se per esempio nella cartella 2009_01_27 ho caricato 4 immagini ad elevato rating e 12 di basso rating e nella cartella 2009_01_29 ho 2 immagini ad elevato rating e 9 di basso rating, procederò prima ad elaborare le 4 immagini ad elevato rating della cartella 2009_01_27, poi le 2 immagini ad elevato rating della cartella 2009_01_29, quindi passerò alle altre.

Fine prima parte (continua)



giovedì 15 gennaio 2009

24 mm Canon: due zoom contro una focale fissa

Dal dicembre 2008 ho incominciato a scattare con la nuova Canon 5D mkII: i suoi 21 Mpixel mettono a dura prova le lenti in uso, ogni difetto diviene più visibile, ogni pregio esaltato. A video un'immagine di oltre 5600 pixel di lato non perdona: in particolare nitidezza e aberrazione cromatica (CA) saltano subito all'occhio. Su questi due aspetti ho voluto mettere alla prova due zoom grandangolari della serie L: il 24-70 L f/2.8 ed il 24-105 L IS f/4.0. Ho aggiunto una prime lens: il 24mm EF 2.8. Il tutto per verificare se alla minima focale gli zoom professionali Canon tengono (o superano) la qualità di un economico obiettivo a focale fissa.

Le immagini che riporto sono state realizzate con la Canon 5DmkII montata su cavalletto Manfrotto, il file RAW è stato sviluppato tramite Capture One della Phase One (con setting zero su tutte le regolazioni, compresa maschera di contrasto e noise reduction).

Specifico che il giudizio è puramente soggettivo sulla base dell'osservazione dei crops a 100% su monitor Eizo opportunamente tarato con SpiderPro3.

Lievi differenze di luminosità sono dovute alla differente esposizione fra i diversi scatti (massimo 1/3 di stop) ed alla diversa precisione del diaframma.

Le fotografie sono state eseguite ad f/4.0 , f/8.0 ed f/16 con autoscatto (per eliminare eventuali vibrazioni); per ogni diaframma sono state esaminate diverse aree dell'inquadratura (centrale, media, bordi) e riportate nell'articolo quelle più indicative.

Per comprendere dove sono collocati nell'immagine originaria i vari crops al 100% che seguiranno riporto la miniatura dell'inquadratura completa con evidenziati in rosso le tre zone: quella centrale, la laterale ed il bordo estremo per visualizzare la CA.














DIAFRAMMA F/4.0, ZONA CENTRALE

CANON L 24-105 IS F/4.0















CANON L 24-70 F/2.8















CANON EF 24mm F/2.8















Nella zona centrale appare chiara la netta superiorità della focale fissa, in particolare sembra in difficoltà il 24-70 (che costa, pesa ed ingombra circa 3 o 4 volte il suo cuginetto).



DIAFRAMMA F/4.0, ZONA LATERALE

CANON L 24-105 IS F/4.0













CANON L 24-70 F/2.8













CANON EF 24mm F/2.8













Anche nella zona laterale dell'immagine il "piccoletto" le ha suonate di santa ragione ai suoi ingombranti parenti: anche in questo caso il blasonato 24-70 non si comporta egregiamente, poco meglio fa il 24-105.


DIAFRAMMA F/8.0, ZONA CENTRALE

CANON L 24-105 IS F/4.0















CANON L 24-70 F/2.8















CANON EF 24mm F/2.8














Diaframmando la superiorità del 24mm f2.8 si fa meno evidente ma non si annulla del tutto; i due zoom sostanzialmente si equivalgono, con il 24-105 in leggero vantaggio.


DIAFRAMMA F/8.0, ZONA LATERALE

CANON L 24-105 IS F/4.0












CANON L 24-70 F/2.8












CANON EF 24mm F/2.8












Sui bordi anche a f/8.0 il 24 mm a focale fissa mantiene un discreto vantaggio sui concorrenti. Notare comunque la presenza di una certa CA che andrà aumentando con la chiusura del diaframma.


DIAFRAMMA F/16

A diaframma f/16 la resa generale scade per via dell'effetto di difrazione, ma i risultati dei tre obiettivi si avvicinano. Non si riportano i crops perchè poco utili per la valutazione complessiva.


CA: ABERRAZIONE CROMATICA

L'aberrazione cromatica (Chromatic Aberration) è un difetto ottico per cui varie lunghezze d'onda della luce visibile vengono "messe a fuoco" su piani diversi: in pratica si presenta con aloni rossi/viola e blu/gialli ai bordi di zone ad alto contrasto (es: rami d'albero controluce). In genere aumenta nelle zone periferiche dell'immagine ed è caratteristico degli obiettivi ultragrandangolari.

Per misurare la CA ho scelto il bordo estremo dello scatto effettuato a f/16, in una zona ad altissimo contrasto.

CANON L 24-105 IS F/4.0










CANON L 24-70 F/2.8








CANON EF 24mm F/2.8









Sotto questo aspetto il 24-70 è ottimamente corretto: la sua CA è limitata, sfumata, desaturata, tendente all'arancio; quella del 24mm è decisamente più forte e violacea; il 24-105 presenta la CA più evidente ed ampia anche nella zona del blu.


MISURE COMPLEMENTARI

Non ho effettuato prove specifiche su distorsione e flare; l'impressione è che il 24-70 ed il 24mm presentino una distorsione meglio corretta, il 24-105 lascia invece a desiderare. Per il flare (i fastidiosi riflessi interni all'obiettivo quando colpito frontalmente da una fonte di luce molto intensa, tipicamente il sole) il 24mm ovviamente (per il limitato numero di lenti) è in deciso vantaggio. La resa dei colori degli obiettivi della serie L risulta più brillante e calda; il 24mm riporta tonalità decisamente più fredde.


BOTTOM LINE

Il mio è un giudizio puramente soggettivo basato su pochi scatti: è comuque chiaro che per nitidezza ed uniformità di resa la lente a focale fissa è riuscita a battere i suoi blasonati cugini a focale variabile; in particolare la superiorità a f/4 è impressionante. Ovviamente l'innegabile comodità degli zoom può far preferire quest'ultimi nell'uso quotidiano, ma un 24mm alto 5cm sta comodamente in tasca e può essere tirato fuori quando si desidera privilegiare la qualità d'immagine.

domenica 14 dicembre 2008

sRGB vs. Adobe RGB vs. ProPhoto RGB

Al momento di salvare in formato jpg le nostre magnifiche fotografie potremmo chiederci: ma quale spazio colore è meglio utilizzare? Per chi non lo sapesse lo "spazio colore" è il profilo (il c.d ICC Profile) che individua la gamma di colori presenti nell'immagine. Esistono vari profili che si differenziano per l'estensione (tonale e in luminosità) della gamma di colori riprodotta: il più diffuso e compatibile è il profilo sRGB. Se però preferiamo ampliare la gamma di verdi (in particolare quelli scuri), ciano ed arancioni chiari allora affidiamoci ad Adobe RGB. ProPhoto RGB è un'ulteriore estensione di Adobe RGB. Domanda: ma allora perchè non utilizzare sempre ProPhoto RGB o Adobe RGB? Le motivazioni sono diverse. In primo luogo la scelta dell'output. Ogni immagine deve essere fruita attraverso un mezzo che la riproduce: essenzialmente o una stampa o a video. La maggior parte delle stampanti e dei video gestiscono una gamma colori non molto più ampia di quella offerta da sRGB; se mandiamo in stampa o visualizziamo a video una foto in Adobe RGB rischiamo di ottenere un'immagine dai colori diversi da quelli voluti. In particolare a video sono pochi i programmi che sanno "interpretare" i diversi spazi colori e riprodurli correttamente; potete fare un esperimento salvando con Photoshop la stessa immagine prima in sRGB e poi una copia in Adobe RGB. Un comune browser mostrerà la prima foto come vista in Photoshop, la seconda avrà invece colori (leggermente) diversi, purtroppo spesso meno vividi, più piatti. Ecco perchè molti fotografi (pur conoscendo i vantaggi dei profili Adobe e ProPhoto) continuano a salvare le immagini da vendere sui siti di microstock con lo spazio colore sRGB: semplicemente sono più attraenti! Alcuni, molto professionalmente a mio avviso, salvano le immagini con profilo Adobe, evidenziando il fatto e sottolineando che tale profilo permette più possibilità di personalizzazione dell'immagine da parte del grafico che la utilizzerà. Ma si sa: microstock è un supermercato delle foto pronte all'uso, a volte non si ha voglia e tempo di perdersi in dettagli del genere... Per chi vuole approfondire rimando ad un interessante articolo della sempre completissima Cambridgeincolour.


mercoledì 3 dicembre 2008

Video Stock - Parte 2°

(continua dalla parte 1°)

Esattamente come per le immagini fisse anche per i video sono richieste delle precise specifiche tecniche e qualitative. Le immagini devono avere determinati formati video (es. DV PAL/NTSC, HD720p o 1080p/i), essere salvate con determinati codec e a livelli di compressione adeguati, frame rate rientranti in una gamma limitata (usualmente 24 /30 fps), audio non compresso a 44 khz (o in alternativa in mute). Per ottemperare a queste specifiche dovremo utilizzare videocamere dedicate (dimenticate filmini fatti con le compatte o, peggio, con i cellulari) eventualmente HD. Recentemente sono state presentate sul mercato due nuove DSRL con capacità video: la Nikon D90 (filmati HD720p) e la Canon 5D MkII (HD1080p). Al momento in cui scrivo non sono ancora entrati in stock video creati con queste due macchine, quindi non possiamo dare un giudizio definitivo sulla loro validità. Dai primi test comunque sembra che la Nikon offra una buona qualità ma anche qualche difetto (vedi vari forum sull'argomento) mentre i video della Canon si annunciano di qualità stupefacente.

Ovviamente anche per i video gli "inspectors" si attendono una qualità di composizione dell'immagine tale da poter essere inserita nello stock; è comunque vero che l'archivio video conta ancora "solo" qualche centinaio di migliaia di footages anzichè milioni di file come per le fotografie, ne deriva che le maglie della rete sono, per ora, ben più larghe. Attenzione: stesso discorso vale per i model release: se un essere umano è riconoscibili nel video dovrà essere fornito il relativo model release. Anche i vari loghi non dovranno apparire: se però con le foto è facile (con una passata di photoshop) eliminare ogni traccia di quel caratteristico "baffo" che accompagna molte scarpe sportive, ben più difficile è la stessa opera con un filmato che contiene 30 immagini al secondo...



lunedì 1 dicembre 2008

Video Stock - Parte 1°

Un'altra buona opportunità per chi volesse impegnarsi nel settore video sono la vendita di footage. Si tratta di brevi spezzoni video (dai 5 sec. fino al minuto) che possono contenere immagini in movimento di qualsiasi genere. Il concetto è simile al mercato delle foto di stock, in questo caso le immagini sono sostituite dai video. Quali agenzie permettono la distribuzione di footages? Per ora sono Shutterstock, iStock e più recentemente Stockxpert. SS (questa l'acronimo più diffuso nel mondo dei forum anglosassoni dedicati all'argomento per indicare Shutterstock) segue il suo principio della vendita su abbonamento; IS invece continua con la vendita on-demand. Chi è la clientela? Usualmente web-developers che necessitano di brevi filmati tematici per introduzioni, oppure agenzie pubblicitarie per i loro banner multimediali, oppure video-maker per stralci di breve durata da inserire in progetti più complessi o chiunque necessiti di immagini in movimento specifiche ma per cui il tempo e/o l'impegno economico sono punti critici. Immaginate per esempio di essere incaricati da una ditta di attrezzature agricole di preparare un filmato da utilizzare per la fiera che si aprirà fra tre giorni; la ditta vi passa le immagini delle macchine in opera nei campi ed i video della catena di montaggio, voi vi siete occupati direttamente di effettuare le riprese durante l'intervista al presidente ed all'ingegnere progettista. Il regista vuole però concludere la presentazione con l'immagine di spighe mature accarezzate dal vento, a simboleggiare il frutto derivante dalla qualità tecnica delle macchine agricole da promuovere. Ma è un tardo pomeriggio di inizio dicembre, di campi di grano nemmeno l'ombra, non si trovano in archivio immagini soddisfacenti... basta allora connettersi ad internet ed effettuare una ricerca sulle citate agenzie microstock: in poco tempo, e per pochi dollari, sarà possibile scaricare video adatti al nostro scopo, per esempio questo. I ritorni? Se la foto di stock è ormai un settore maturo, il video-stock è ancora nella sua piena giovinezza. Le opportunità esistono, in particolare se si riescono ad individuare nicchie non ancora opportunamente coperte. I volumi sono più bassi ma i prezzi a cui vengono venduti i footages sono considerevolmente più elevati rispetto alle immagini fisse. (continua)